La vita 

Della vita di Rocco De La Croix, popolare guaritore di appestati vissuto nel XIV secolo, si hanno poche notizie precise e i pochi dati concreti si mescolano a episodi 
leggendari e avvolti nel mistero.

Rocco nacque nel 1350 a Montpellier da famiglia ricca. Morti i genitori, venne a trovarsi a vent'anni in possesso di un notevole patrimonio che, in buona parte, donò ai poveri ed il resto consegnò ad uno zio paterno. Vestì poi il sacco del pellegrino, si cinse di corda e s'avviò verso Roma, vivendo di elemosine.
Durante il viaggio venne a sapere che ad Acquapendente, vicino Viterbo, era scoppiata la peste. Sentì allora forte il desiderio di sacrificarsi per i fratelli sofferenti. E così, eccolo in mezzo agli appestati a far prodigi di carità. Curava gli ammalati soprattutto con l'amore e, dopo la guarigione, la profilassi, parola sconosciuta a quel tempi, e che consisteva in pulizia negli ospedali, nelle case, nelle strade, disinfezioni, guerra ai topi, cura della persona, lotta contro la fame...

Cessato il flagello ad Acquapendente, eccolo in altri luoghi dove la sua opera era utile: Cesena, Rimini ed infine a Roma. Ormai la sua fama di abnegazione e di santità si era diffusa ovunque e quando arrivava, Rocco era accolto come un salvatore, l'inviato di Dio.

Rifiutava sempre ogni compenso terreno, rifuggiva dalle lodi, soddisfatto soltanto di servire i sofferenti, aiutarli a guarire nel nome del Signore. Dopo Roma, eccolo a Piacenza dove era scoppiato il morbo.

La fatica quotidiana e il contatto con gli appestati colpirono anche lui che, per non essere di peso a nessuno, fuggì di nascosto dalla città e riparò in un vicino bosco dove trascorse giorni di pena, tormentato dalla febbre e da piaghe dolorosissime. Si racconta che tutti i giorni un cagnolino lo andava a trovare e gli portava un pane. Il padrone della bestiola, un certo Gottardo, accortosi del quotidiano furto, volle seguire il cagnolino e scoprì così con stupore Rocco nel bosco, abbandonato da tutti. Ebbe allora cura di lui e ne fu ricambiato quando lui stesso fu colpito dalla peste,Sancio, re di Majorca da cui Rocco dipendeva, in guerra col Re di Francia, sospettava di tutti i forestieri , temendo fossero spie del nemico. Rocco, per umiltà non volle rivelare il suo nome, nè quello del suo illustre casato, per questo fu gettato in prigione dove rimase per cinque lunghi anni, finché la mattina del 16 agosto 1380 concluse i suoi tribolati giorni. Ma già si era sparsa la voce che nella prigione viveva un Santo e la sua tomba divenne ben presto meta di pellegrini e luogo di preghiera. La Chiesa lo canonizza ufficialmente, intorno al 1600, per mettere "ordine" al culto popolare.

 Il culto

A partire dalla prima metà del XV secolo, il culto di San Rocco da Montpellier si diffonde in tutta Europa dove sorgono in suo onore numerose confraternite, ospedali e chiese: è la speranza di protezione contro il morbo ritenuto invincibile a indurre la gente a rivolgersi al Santo che aveva saputo sconfiggere la peste.
Molti villaggi e città lo invocarono come presidio contro il contagio della peste ed il suo nome acquistò fama universale dopo un episodio miracoloso. I Padri del Concilio di Costanza (1414), alla notizia che era scoppiata la peste in città, portarono in processione la sua statua implorandone il soccorso e ottenendo la cessazione del morbo. Venezia, che andava spesso soggetta a peste, riuscì a trafugare da Montpellier parte delle reliquie del Santo cui dedicò poi una grandiosa chiesa.

San Rocco nell’arte figurativa
L’iconografia del santo si connota per alcuni elementi ricorrenti: quasi sempre raffigurato in corta veste rossa con un piccolo mantello di stoffa grossolana buttato sopra, un cappello a larghe falde, una bisaccia, scarponi robusti, il bastone del pellegrino ed, accanto, un cane con un pane in bocca.