La nostra chiesa arcipretale, non abbastanza vecchia da essere antica, né tanto nuova da dirsi moderna, è una chiesa che appare modesta se messa a confronto con le stupende e famose basiliche ravennati. Tuttavia, essa è un ottimo, oltre che unico a Ravenna, esempio di puro stile Ottocento. 
Ma per noi è la nostra chiesa, un patrimonio ricco e irrinunciabile che amiamo e guardiamo con gli occhi stessi con cui guardiamo la nostra casa.

LA STORIA

L’inizio dei lavori risale all’anno 1828, quando l’Arcivescovo del tempo, il Cardinale Falconieri, pose la prima pietra della nuova chiesa parrocchiale nell’area dove sorgevano la vecchia chiesa ed il retrostante cimitero a metà della via principale del Borgo fortificato di Castel San Pietro, fuori di Porta Ursicina. 
La vecchia chiesa, una costruzione del 1588 molto più piccola dell’attuale e dedicata anch’essa a S. Rocco, era stata demolita perché risultava ormai pericolante, oltre che inadeguata rispetto all’incremento della popolazione della zona.
I lavori della nuova chiesa furono affidati all’arch. Ignazio Sarti, titolare dell'Accademia delle Belle Arti di Bologna, uno degli architetti più in voga del momento, detto "il Michelangiolino", il quale ne concepì il progetto su pianta rotonda, a forma di piccolo pantheon. 
I lavori si protrassero per ben 18 anni, anche per quei tempi veramente tanti, e quando finalmente stavano per concludersi, la vasta cupola crollò. 
A seguito di accese polemiche, il Sarti fu rimosso dall’incarico e al suo posto, come responsabile del lavori, fu chiamato l’ing. Luigi Bezzi il quale, pur conservando nelle linee e nello stile il tipo di architettura neoclassica, modificò il disegno originario, passando dalla pianta rotonda a quella attuale, a forma quadrangolare.  I lavori terminarono nell’anno 1846 e la chiesa venne consacrata solennemente l'11 ottobre dello stesso anno.

 L'ESTERNO 

La chiesa è lunga 29 metri e larga 24. I muri esterni sono in mattone a vista di color giallo chiaro.
Antistante la facciata c’è un pronao massiccio, cui si accede attraverso una gradinata di sette gradini di sasso d’Istria, sormontato da una doppia fila di colonne anch’esse a mattoni a vista, sei in prima fila e quattro in seconda, con capitelli di ordine corinzio, privi però di ornamento. Sul sagrato, dal 1996, é stata collocata su un piedistallo, una statua, alta due metri circa, di san Padre Pio da Pietralcina, il noto Cappuccino dalle Stigmate.
La scultura è stata realizzata in bronzo dallo scultore cesenate Tino Neri.
Nel fregio del frontone si leggono in nero la dedicazione della chiesa alla Vergine Immacolata e la data di consacrazione:
D.O.M. Virgini Immaculatae in honorem S. Rochi A. MDCCCXLVI
(A Dio ottimo e supremo. Alla Vergine Immacolata, in onore di S. Rocco. Anno 1846)
Nel fregio della cornice della facciata si intravede un'altra iscrizione, probabilmente la stessa che però è ormai logora e quindi illeggibile.La chiesa è preceduta da un piazzale di forma quadrata, rifatto completamente in pietra di Prun nel 1988, delimitato nel lato di via Castel San Pietro da una cancellata in ferro su sei pilastri in stile gotico. 
Dietro la chiesa, addossato alla tribuna, si eleva il campanile di forma quadrangolare
Nel 1993 è stato dotato di un "concerto in la" di 5 campane, del peso complessivo di 9 q. e mezzo circa, della ditta Capanni di Castelnuovo ne’ Monti (RE).

 L'INTERNO 

E' a tre navate, dalle linee semplici ed eleganti, con influssi settecenteschi. 

La navata centrale è divisa da quelle laterali da tre arcate, sorrette da forti pilastri. Le lesene sono coronate da capitelli di ordine corinzio, ornati di fogliami.
La volta è a botte con unghie in corrispondenza delle finestre ad arco. Le volte delle navate laterali sono invece costituite da tre piccole cupole ribassate. In ciascuna delle navate laterali si aprono due finestre impreziosite da artistiche vetrate istoriate, realizzate nel 1981-82 dalle Vetrerie Artistiche Fiorentine.
L’altare maggiore, qualificata ed imponente opera marmorea, proviene dalla basilica di San Francesco e fu trasferito a San Rocco nell’anno 1922, in occasione dei lavori di restauro di quella basilica. 
Nell’abside, sulla parete di fondo, dietro l’altare, dagli anni ‘70 al 1996, é rimasta una pregevole ancona lignea del ‘700 proveniente dalla Basilica di Sant'Apollinare Nuovo. 
Restituita questa alla Basilica di provenienza, al suo posto è stata collocata, nel novembre del 1996, un’ancona più semplice, ma più intonata allo stile della chiesa che ne riprende la facciata, opera dell’arch. Diego Rinaldini di Ravenna. 
All’interno dell’ancona è stata ricollocata la grande e pregevole tela del ‘500, del pittore ravennate Gianbattista Ragazzini, raffigurante la Madonna col Bambino sorretta da nuvole e angioletti e più in basso quattro figure di Santi: a sinistra San Rocco e San Sebastiano, a destra Santa Lucia e Sant'Eulalia In fondo all’abside, dietro l’altare, due reliquari lignei del ‘700 raffiguranti due Padri della Chiesa, a sinistra Sant'Ambrogio e a destra Sant'Agostino.
Nell’arco trionfale che immette nel presbiterio, i due bellissimi angeli in legno policromo: quello di destra è l'Angelo della Convocazione che con la tromba chiama a raccolta l’assemblea e quello di sinistra annuncia che Dio é presente all’assemblea. Sono opera della scultore Enrico Moroder Doss di Ortisei, autore anche delle sculture, sempre in legno policromo, raffiguranti le quindici stazioni della "Via Crucis".
Sul lato sinistro dell’altare, un crocifisso ligneo del secolo XVI, dall’espressione mite e piena di bontà, proprietà di don Giorgio Fornasari. 
A destra dell’altare maggiore il fonte battesimale di stile neoclassico, ricavato dal trono per l'esposizione del Santissimo Sacramento.
Sopra l’altare della navata destra, costruita per ringraziamento al termine del primo conflitto mondiale, in un’ancona seicentesca, dentro una nicchia protetta dal vetro, è collocata la statua della Madonna della Pace.
E' una graziosa statua ottocentesca, nuova rispetto a quella della vecchia chiesa, ma è sempre Lei, soave a rassicurante e sempre tanto venerata dalla gente.
In fondo alla navata destra, sopra la porta che introduce alla sacrestia, la tela, attribuita al pittore ravennate Gian Battista Barbiani del secolo XVIII, raffigurante la Madonna col Bambino e Giuseppe e, sulla sinistra in ginocchio, San Carlo Borromeo.
La cappella della sacrestia contiene un pregevole trittico in legno dorato di stile gotico, proveniente dalla Cappella dell'Istituto delle Suore di Carità di Bologna.
Sopra l’altare nella navata sinistra, costruito dal parroco don Alessandro Nanni nel gennaio del 1919 a seguito di un voto (come risulta da un'iscrizione incisa nel piano dell'altare), in un’ancona lignea del ‘600, completata con un'ogiva simile a quella che incornicia la statua della Madonna della Pace, é collocata la bella statua ottocentesca, verniciata a colore, del patrono San Rocco . 
All’altare di San Rocco un piccolo graziosissimo dipinto su tela del XIX secolo raffigurante La Madonna del Rosario che viene onorata durante la celebrazione del mese di maggio e che familiarmente viene chiamata "Madonna di Maggio".In fondo alla navata sinistra, sopra la porta di ingresso alla Cappella anticamente dedicata a S. Nicola da Tolentino ora Cappella invernale, la tela settecentesca del Crocefisso, di autore ignoto.Nel passetto che introduce alla Cappella invernale in un’apposita nicchia è installata una ceramica della scuola Bartoli Cornacchia di Brisighella, raffigurante immagine di Sant'Antonio da Padova.
Nella cappella, un altare di marmo dell’800, proveniente dalla chiesa di San Simone e Giuda. A fianco, sulla sinistra, la statua, dei primi del secolo, della Vergine Immacolata, a cui é dedicata la Chiesa assieme a San Rocco.
Sulla parete frontale dietro l’altare è collocato il tabernacolo ligneo, di pregevole fattura, racchiuso da un’elegante ancona del ‘700, proveniente dalla chiesa di Santa Lucia di Cesena.
L'altare di marmo, particolare curioso ma significativo, era stato trasferito alla chiesa di San Simone e Giuda dalla chiesa, ora scomparsa, di Santa Maria della Mura, (dietro la Basilica di S. Vitale) ed era stato donato alla Vergine dalle prostitute residenti nella vicina casa di tolleranza di Via Calcinelli.
In fonda alla chiesa, nella "cantoria" sopra il portale di ingresso, il nuovo organo monumentale di circa 2000 canne con 18 registri reali, a due tastiere della ditta "Michelotto" di Albignasego di Padova.

CONSIDERAZIONI FINALI 

La nostra chiesa, con le sue linee rigidamente classiche, appare piuttosto pretenziosa nel contesto urbanistico del borgo e contrasta nettamente con l’aspetto dimesso delle altre costruzioni che, tra l’altro, la soffocano, senza darle il respiro ampio di cui avrebbe bisogno.
Essa tuttavia, così come ubicata, viene a trovarsi in una posizione strategica, perché proprio nel cuore del Borgo, sempre disponibile, ma discreta, testimone di fatti importanti, ma anche spiccioli della vita di ogni giorno.
E da più di 150 anni continua a cantare la lode al suo Dio, a celebrare i sacramenti della vita cristiana, ad accogliere giorno dopo giorno studenti, lavoratori, persone di ogni ceto che passandovi dinanzi, non possono fare a meno di sostare brevemente a a lungo ai piedi della Madonna della Pace, per rivolgerLe, come a una mamma comprensiva e affettuosa, una richiesta, un ringraziamento o un semplice saluto.
Ma la nostra chiesa non è soltanto un luogo di culto; anche scuola, scuola di vita.
E' la palestra in cui si impara a diventare chiesa viva, in cui chi crede in Dio ritrova le sue radici, può spendere se stesso, per intraprendere un cammino di autentica evangelizzazione, per impegnarsi seriamente per uno stile di vita che prevede servizio scambievole, amore fraterna, attenzione e apertura ai più deboli.
E in questa direttiva che nella nostra chiesa sono nate le tante iniziative concrete di fraternità, che si promuovono testimonianze di servizio e di solidarietà nei confronti delle diverse forme di povertà; testimonianze tanto necessarie e tanto apprezzabili, soprattutto in un periodo, come l'attuale, di carenze e ritardi, di indifferenza ed egoismo. 
Tenendo ben presente che ora tocca a noi non solo custodire, ma anche annunciare quanta abbiamo accolto, trasmettere, come in un’ideale staffetta, agli altri, integro e rassicurante, il messaggio evangelico, che abbiamo ricevuto.